Edizione di riferimento:
Passio Sanctarum Perpetuae et Felicitatis, vol. I: Textum Graecum et Latinum ad fidem codicum mss., edidit Cornelius Ioannes Maria Ioseph van Beek. Accedunt Acta brevia SS. Perpetuae et Felicitatis, Noviomagi, Dekker & Van De Vegt, 1936
La Passio Perpetuae et Felicitatis è incentrata sulle vicende del martirio di sei giovani catecumeni africani, dall’arresto alla morte, ma è costituita da tre parti distinte, attribuite ad autori diversi. Un anonimo redattore ha composto, oltre a un prologo e a un epilogo, il racconto dell’arresto e degli episodi salienti del martirio, in particolare del combattimento con le belve nell’anfiteatro (di Cartagine) e della decapitazione finale (capp. 1-2; 14-21). Egli stesso ha inserito all’interno della sua narrazione i “diari”, scritti in carcere, da Perpetua (capp. 3-10) e da Saturo, il catechista del gruppo (capp. 11-13); Perpetua descrive soprattutto una serie di incontri drammatici con il padre pagano alternati a quattro visioni (o sogni); Saturo espone una sua visione. Il testo è pervenuto in latino attraverso nove manoscritti, ma nel 1890 è stata scoperta, in un codice di Gerusalemme, anche una versione greca. Esiste anche, in latino, una forma più breve, e più tarda, del racconto (Acta brevia), che dà uno spazio maggiore all’interrogatorio e introduce alcuni cambiamenti significativi.
L’opera ha suscitato molte questioni, per lo più ancora aperte: sull’identità del redattore (è oggi abbandonata l’ipotesi che sia Tertulliano); su quale sia la versione originaria (prevale la tesi che sia quella latina, per le differenze linguistiche e stilistiche, più evidenti nel latino, tra le diverse parti); sul rapporto tra il redattore e il montanismo (si tende a sminuire l’influsso montanista); sull’autenticità dei diari (alcuni hanno supposto interventi del redattore); sul livello d’istruzione di Perpetua (modesto oppure elevato?) e sui suoi riferimenti culturali (biblici e classici). In particolare colpisce la qualità formale del suo scritto, che presenta elementi volgari, cristianismi, durezze sintattiche e povertà lessicale, eppure riesce così espressivo ed efficace, capace di fondere il sublime o il tragico con il realismo della vita ordinaria, ed è stato riconosciuto come un esempio tipico di sermo humilis (E. Auerbach). Di recente si è acceso un dibattito sul rapporto tra gli Acta brevia e la Passio, in quanto alcuni ritengono che gli Acta conservino tradizioni antiche e affidabili. [C. Mazzucco]