Edizione di riferimento:
L. Håkanson† and M. Winterbottom , Tribunus Marianus, in Nel segno del testo. Edizioni, materiali e studi per Oronzo Pecere, a cura di L. Del Corso, F. De Vivo, A. Stramaglia, Firenze 2015, pp. 61-90 (testo alle pp. 67-70).
Questo breve testo è una risposta (antilogia), scritta molto tempo dopo, al Miles Marianus, la terza nel corpus delle cosiddette Declamazioni maggiori, attribuite erroneamente a Quintiliano (ed. L. Håkanson, Teubner, 1982). Essa è compresa in uno dei più antichi manoscritti del corpus (Montpellier H 226, s. XII2), e in cinque manoscritti più tardi, nei quali la sua posizione varia.
Il tema delle due declamazioni è basato su di un incidente nella guerra combattuta nel 104 a.C. da Mario contro i Cimbri nell’Italia settentrionale (Plutarco, Vita Mar., 14). Un tribuno, parente del generale, fece delle proposte sessuali a un soldato romano, che lo uccise. La Decl. 3 (pubblicata da C. Schneider nella serie di Cassino nel 2004) contiene il discorso del difensore del soldato, quando questi viene chiamato in giudizio di fronte a Mario. La nostra declamazione, numerata come 3b da G. Lehnert nella prima, benché imperfetta, edizione moderna (Teubner, 1905), è la risposta; come discorso di accusa, in realtà avrebbe dovuto venire per prima, e le citazioni letterali del declamatore dalla Decl. 3 non sono appropriate.
Il Tribunus non è un lavoro di alto merito letterario (Håkanson lo definiva “poche pagine di cattiva retorica”), ma merita l’attenzione degli studiosi per la caratteristica notevole di una sua perfetta conformità alle regole del sistema ritmico conosciuto come cursus. Sulla base della sua lingua e dei paralleli con altri testi, Håkanson lo datava intorno al 600 d.C. L’uso del ritmo sembra supportare questa datazione, ma la storia più antica del cursus deve ancora essere determinata in dettaglio.
Prima di Lehnert, il testo è stato edito solo da E. Gibson (1693), U. Obrecht (1698) e P. Burman (1720). L’edizione di riferimento era un lavoro a cui si stava dedicando un importante latinista svedese, L. Håkanson, che ha lasciato una bozza di testo, introduzione e commento quando morì nel 1987. Essa è stata rivista e pubblicata da M. Winterbottom nel 2015, con l’aggiunta di una traduzione inglese. [M. Winterbottom; trad. R. Tabacco]