Edizione di riferimento:
Caesii Bassi De metris et Atilii Fortunatiani De metris Horatianis, a c. di G. Morelli, Hildesheim 2011-2012 (Collectanea Grammatica Latina 11). vol. I, pp. 112-118.
Il breve prontuario, rinvenuto a Bobbio all’interno del consistente e vario corpus metricologico, è una rassegna anonima di clausole ritmiche, di genesi incerta e di discussa cronologia. Sono elencati, stando a quanto trasmesso dal Nap. IV A 11, cinquantaquattro tipi di clausole, distinti in otto sezioni, a loro volta articolate in sottosezioni: le sezioni dalla I alla V presentano strutture bimembri, rappresentate dall’unione di un primo componente fisso seguito dalle diverse combinazioni che risultano dalla soluzione via via applicata alle quantità lunghe costitutive del secondo componente, ad esempio:
‒ ∪ + ‒ ‒ ‒
‒ ∪+ ∪∪ ‒ ‒
‒ ∪ + ‒ ∪∪ ‒
‒ ∪ + ‒ ‒ ∪∪
‒ ∪ + ∪∪ ‒ ∪∪);
dalla VI all’VIII sezione si raccolgono strutture trimembri, con primo e secondo componente fisso e modifica in sequenza del terzo, ad esempio:
‒ ‒ + ∪ ‒ + ‒ ‒
‒ ‒ + ∪ ‒ + ∪∪ ‒
‒ ‒ + ∪ ‒ + ‒ ∪∪;
i componenti ‘mobili’ di volta in volta associati a quelli fissi sono di norma piedi o misure che variano metricamente ma hanno uguale numero di tempi (solo in alcuni casi si registra l’anomalo inserimento di un piede di durata maggiore). La rassegna denuncia quindi un’organizzazione in origine certamente rigorosa e simmetrica, inficiata nel tempo da guasti della tradizione e da inserzioni successive: l’accertamento di regolari criteri interni alla struttura ha così consentito all’ultimo editore di intervenire e sanare il testo in più punti e di ricostruire in buona parte quella che doveva essere la facies originaria della compilazione (Morelli 2011; il testo è indicato con F nelle note di commento, Morelli 2012). Il De compositionibus è esemplare dunque di una prassi di impronta e destinazione scolastica, che vede l’organizzazione di più allestimenti analoghi, volti a quell’esercizio mnemonico che tanta parte avrà nel sistema scolastico medievale. Un’analisi approfondita dell’excerptum non può prescindere dal parallelo e connesso esame di una seconda lista di clausole, trascritta da una manus recentior nel Nap. Lat. 2 e riprodotta dal Galbiate, scopritore dei testi bobbiesi, al f. 50rv del Nap. IV A 11, copia dei testi grammaticali e metrici rinvenuti a Bobbio, e dunque anche dell’estratto De compositionibus. Nel Nap. Lat. 2 l’elenco è trascritto a chiusura dei Catholica pseudoprobiani, che si concludono con un’analoga lista di structurae: nonostante l’assetto fortemente epitomato con cui oggi l’estratto si presenta, e che fa pensare a una necessaria riduzione operata dal copista per il poco spazio a disposizione sul foglio, la redazione della lista (indicata con la sigla P da Morelli 2012, che la pubblica all’interno del commento al De compositionibus) testimonia importanti convergenze con il De compositionibus, a fronte di anomalie e differenze imputabili al processo epitomatorio e a guasti e/o alterazioni della trasmissione (si consideri, tra le maggiori analogie, la comune ripartizione in strutture bimembri e trimembri, la condivisione di 44 clausole sulle 54 trasmesse da F e le 53 trasmesse da P); diversa invece risulta la competenza dei due redattori: nel De compositionibus a ogni clausola segue un exemplum fictum, ma di senso logico, che talora sembra parafrasare versi classici e che, in alcune combinazioni di termini (là dove, ad esempio, sia pure in pochi casi, il componente fisso risulta ultima parte di una parola polisillabica e non parola autonoma) ricorda un sistema risalente a Cicerone e Quintiliano, mentre il sistema esemplificativo seguito da P (e comunque a un certo punto soppresso tout court dal copista/epitomatore) denuncia un redattore poco ‘creativo’, che mette insieme connessioni semplificate al massimo e spesso prive di senso. Infine, andrà ricordato che la vicinanza riscontrata tra la compilazione del De compositionibus e una rassegna di clausole ritmiche in Marziano Capella (V 522) lascia ipotizzare ad alcuni studiosi una fonte comune ai due testi, riconducibile dunque al V secolo o anche alla seconda metà del IV, fonte che potrebbe individuarsi in un perduto de structuris di Donato, un cui excerptum è tramandato da Rufino (d’Alessandro 1992 e 2004; Morelli 2012, che ricostruisce la quaestio). [A. Di Stefano]