Edizione di riferimento:
Edizione digitale a cura di Fabio Stok, digilibLT 2018.
Il frammento Spangenberg è un bifolio manoscritto contenente note di commento ad alcuni libri dell’Eneide (3,561 - 5,638 e 7,710 - 8,713), conservato attualmente nello Hessische Staatsarchiv di Marburg (Fragment 319 Spangenberg Depositum, Hr Nr. 1). Il bifolio venne utilizzato per raccogliere gli atti della parrocchia di Spangenberg relativi agli anni 1660-1694. Scoperto nel 1968 da W. F. Echardt, fu segnalato a B. Bischoff che ne fece un’analisi paleografica, sulla base della quale E. A. Lowe compilò la scheda del reperto nel volume di supplemento dei Codici Latini antiquiores pubblicato nel 1971. Il testo delle note è stato pubblicato nel 2000 da P. K. Marshall (The Spangenberg Bifolium of Servius: the Manuscript and the Text, in Rivista di Filologia e Istruzione Classica 128, 2000, pp. 190-209).
Il bifolio è in minuscola corsiva anglosassone del primo quarto del sec. VIII o della fine del sec. VII ed stato copiato nell’Inghilterra sud-occidentale (include anche 4 glosse in anglosassone: a 4, 137; 4, 239; 5, 205 e 5, 251). Il bifolio è ciò che resta di un codice portato in Germania probabilmente all’epoca dell’evangelizzazione di S. Bonifacio (Wynfrith) e della fondazione del monastero di Fulda (747), non lontano dalla località di Spangenberg. La compilazione del commento di cui faceva parte il frammento pervenuto potrebbe risalire all’ambiente di Aldelmo di Malmesbury (639/640-709).
Lowe, sulla base delle indicazioni fornitegli di B. Bischoff, identifica le note come excerpta del commento serviano, ma già nel 1975 Murgia segnalò che esse ricalcano, più che il commento di Servio, quello del Servio Danielino (o auctus), cioè la versione ampliata del commento di Servio allestita forse in Irlanda nel sec. VII. Il testo del frammento, però, non è riducibile integralmente al Servio Danielino, in quanto contiene numerose note non testimoniate in altri commenti. Marshall, sulla base dell’analisi di alcune di queste note, ha ipotizzato che il frammento derivi da una versione del Servio Danielino più ampia di quella che ci è pervenuta. Più recentemente Stok (2019) ha ipotizzato che la fonte utilizzata del compilatore di questo commento fosse non il Servio Danielino, bensì la fonte dello stesso Danielino, e cioè il perduto commento di Elio Donato.
Il bifolio faceva parte in origine di un quaternione: le note che leggiamo, limitate ai libri 3-5 e 7-8 dell’Eneide, fanno pensare il bifolio ne formasse i ff. 2 e 4, e che il quaternione contenesse grosso modo un commento all’intero poema. Nel testo che possiamo leggere non sempre è riprodotto il lemma virgiliano: in numerosi casi il termine discusso è glossato senz’altro al nominativo, e non nella forma flessa che si legge nel poema. Non è chiaro se già il compilatore abbia organizzato il commento in questo modo, o se lemmi mancanti siano stati omessi nel corso della trasmissione. L’ordine delle note è regolare per i libri 3-4 e 7-8, mentre per il libro 5 presenta, oltre a qualche perturbazione minore, una rilevante anomalia per la quale ad una serie relativa ai vv. 13-745 fa seguito una seconda serie relativa ai vv. 37-651. La perturbazione potrebbe risalire al compilatore, che avrebbe estratto dalla fonte dapprima una prima selezione di note, ed avrebbe poi aggiunto una seconda selezione. Qualche perturbazione è sospettabile anche per alcune note (ad es. 5, 745), che potrebbero derivare dalla conflazione di note diverse.
Le note di cui è identificabile il verso virgiliano commentato e che risultano leggibili (o parzialmente leggibili) sono in totale 286, di cui 23 relative al libro III, 89 al IV, 84 al V, 10 al VII e 80 al VIII. Dal confronto con il Servio Danielino si evince che il compilatore ha fortemente selezionato e semplificato la fonte utilizzata. La maggior parte delle note è costituita da glosse esegetiche volte a chiarire il senso di specifici vocaboli od espressioni virgiliane. La nota coincide in molti casi con quella del Danielino, ma spesso il compilatore ha estrapolato dallo scolio più ampio del Danielino una specifica spiegazione, in particolare nei casi in cui lo scolio forniva più possibili esegesi (qualche traccia di più opzioni esegetiche è rilevabile nelle note a 4, 131; 4, 418; 5, 718 e 5, 745). Il compilatore ha inoltre generalmente omesso le citazioni esemplificative, di Virgilio o di altri autori, che si leggono nel Danielino. Anche le notazioni critiche sull’uso virgiliano, frequenti nella tradizione esegetica, sono per lo più omesse (unica eccezione a 4, 132). Nell’unico caso in cui è trascritto un termine greco, il compilatore ha precisato: graecum est (5, 267). Le note esegetiche sono per lo più brevi; fanno eccezione le note a 4, 418; 4, 453; 4, 506 e soprattutto l’ampia nota a 8, 429. In una trentina di casi le note sono di tipo specificamente lessicale, dando il significato di termini rari e inusuali; in due casi, a 4, 132 e 5, 651 sono proposte differentiae verborum. Poco più di una decina sono le note di interesse grammaticale (ad es. a 3, 671; 4, 422 ecc.); in un caso (a 8, 561) la nota interessa il diverso genere utilizzato da Virgilio in occorrenze diverse per il nome della città di Preneste. Oltre una cinquantina sono le note di interesse geografico (ad es. 3, 687; 7, 799 ecc.), una trentina quelle relative a divinità e personaggi mitici (ad es. 3, 578; 4, 207 ecc.), mentre in numero più limitato, ma di maggiori dimensioni, sono le note su tematiche storiche (ad es. 8, 638; 8, 642; 8, 646). Nel complesso il compilatore ha estratto da un commento più ampio note esplicative, per lo più brevi, volte a chiarire il significato di termini virgiliani e l’identità dei personaggi e dei contesti storici e mitici menzionati nel poema. Il commento era verosimilmente finalizzato ad una lettura scolastica dell’Eneide, rivolta a discenti di lingua anglosassone.
Il bifolio è notevolmente deteriorato, in seguito all’utilizzazione che ne è stata fatta (per la rilegatura degli atti parrocchiali di Spangenberg) e in diverse aree della pergamena (in particolare nel f. 2r) il testo appare illeggibile. Marshall lo ha pubblicato in forma continua, segnalando le righe del manoscritto e quantificando le parti illeggibili (talora indicando anche il numero di caratteri di esse). In numerosi casi ha congetturato il testo delle parti illeggibili (per lo più sulla base del Servio Danielino), includendolo fra parentesi uncinate e talora accompagnandolo con un punto interrogativo. Nel testo Marshall segnala con l’indicazione [sic] gli errori, anche palesi, e i casi in cui il testo si differenzia da quello serviano; segnala inoltre con parentesi quadrate le correzioni interlineari che si leggono nel manoscritto, il verso virgiliano relativo alla nota di commento e talora le varianti del codice F del Servio Danielino. Le parti del commento prive di riscontro nel corpus serviano sono sottolineate, quelle che si riscontrano nel solo Danielino (e non in Servio) sono spazieggiate.
Il testo del frammento è qui pubblicato in forma lemmatica, con indicazione iniziale del verso virgiliano commentato; nei casi di correzione interlineare è riprodotta la lezione corretta, senza indicare la correzione; le lacune sono indicate genericamente dalle parentesi quadre, senza dar conto delle loro dimensioni; sono omesse le sequenze isolate, non riconducibili con sicurezza ad un verso virgiliano. Nei seguenti casi sono stati corretti errori palesi conservati da Marshall (fra parentesi la lezione del manoscritto): 3, 687 Lilybeum (libeum); procedit (procedi); 3, 703 parte (partae); 3, 707 Drepani me (Drepamine); 4, 132 Mauritania (maritania); odorisecum (odoris secum); 4, 179 Coeo Enceladoque (Coeonceladoque); 4, 262 vagina (uaginia); 4.377 qua (quo); 4, 426 ante (antea); 4, 427 Diei (dei); 4, 453 vidit turicremis (Uidi turieremis); 4, 506 a pariete (ariete); 4, 507 cupressus (conpraessus); 4, 511 Echaten (Hechaten); 4, 590 Iuppiter (Ioppiter); 5,13 quianam (quinam); 5, 144 praecipites (praepicites); 5, 198 aerea (Aeria); 5, 446 ultro (ultra); 5, 595 et Rhodum (ethrodum); 5, 620 Itmari Dorychilyrii (It maridory chilyrii); 5, 646 Roetheo (roethea); 5, 744 Pergameumque Larem (Pergameamque. uarem); 5, 744 canae Vestae (Canae uestrae); 5, 37 fera (ferra); 5, 116 prora (rora); 5, 745 arcula (accula); 5, 163 adluitur (luitur); 8, 344 Pannos (ponnos); 8, 429 toto (tota); habunt (habun); 8, 435 horriferram (horriferra); proprie (propie); 8, 435 concitatae (concite); 8, 437 angues (anges); Gorgonis (gorgone); 8, 454 Eoliis (Eolegis); 8, 458 Tusca (tuscia); 8, 460 demissa (dimisum); 8, 564 Campaniae (campania); 8, 638 pacabat (pucabat); 8, 638 mire (mere); Antemnates (autemnates); Crustumini (crustumum); triginta (trigenta); 8, 642 defecit (deficit); morte (morti); 8, 663 celebrarentur (celebraraentur); 8, 677 Leucaten (Leocaten); 8, 677 expressum (expresum); 8, 678 Actium (Actiuum); Epiri (piri); Augusto (agusto); 8, 680 Augustus (Augustos); 8, 681 aperitur (Appara et); 8, 686 Erythreo (erytheo); 8, 688 Bactrianos (bachatrianos); 8, 693 <turr>itis (<turr>ites); 8, 713 Nili origo nascitur (nilioro lonescitur). Alle integrazioni proposte da Marshall in casi in cui il testo è illeggibile, sono aggiunte nel testo qui pubblicato le seguenti integrazioni: 3, 587 h<oc est obscura>; 3, 670 <adfectare>; 3, 680 e<celsae>; 3, 687 <extremitatibus>; <Pachinum>; 3, 689 <a Syracusis>; 4, 506 <ligat>; 4, 507 <funerea>; 4, 538 <quiane>; 4, 585 <vitae in>; 5, 295 prim<a aeta>te; 7, 714: prop<e>; 7, 796 <Labici>; 7, 799 Anxy<rus>; 8, 139 Mercur<ium est enixa>. In un caso l’integrazione effettuata è diversa da quella proposta da Marshall: 5, 199 A<nhe>litus: dicunt, <anim>um proferunt (Marshall ipotizza che la nota riguardi il v. 198 e propone: <procumb>unt pro fer<i>unt). A 4, 585 Marshall è incerto fra due possibili integrazioni, <leuauit> suggerita da Servio e <rapuit> suggerita dal Danielino, ma la seconda è senz’altro preferibile. Per l’ultima nota relativa al libro V, dove è proposta la differentia fra aeger ed aegrotus, Marshall ipotizza che essa riguardi 5, 432 aeger o 468 aegra, ma è più verosimile che essa fosse riferita a 5, 651 aegram, in considerzione del fatto che la nota precedente riguarda 5, 638 (nel Danielino la differentia è proposta nello scolio ad Aen. 4, 35).
Oltre a numerosi errori di copiatura, nel testo del bifolio sono rilevabili anche delle omissioni. Alcune di esse sono evidenziate dalla presenza di lemmi privi di nota esplicativa. In due casi la glossa è congetturabile sulla base del Danielino: 5.204 <preminentibus>; 5, 306 <nitido>. Nel caso di 5, 37 Lybistidis ursae l’assenza di esplicazione è dovuta forse ad un errore di collocazione del lemma, in quanto una nota di poco successiva (feram pro fera posuit ecc.) potrebbe essere relativa al lemma stesso. Altre omissioni sono ipotizzabili nei casi di 4, 132 <odorum>, 8, 638 <Sabini> e 8, 642 <apud>. Nella nota a 8.646 si è corretto stuprum (ms.: stupro) ed espunto a quibus (ms.: a quibus regno privatus est). [F. Stok]