Edizione di riferimento.
Alvaro D’Ors, El Código de Eurico. Edición, Palingenesia, Indices, in Estudios Visigoticos II, segunda edición, a cura di Xavier D’Ors, Agencia Estatal Boletín Oficial de Estado, Madrid 2014.
Il Codex Euricianus rientra nel novero delle cosiddette leggi romano-barbariche, emanate alla caduta dell’impero romano di Occidente (476 d. C.) o poco dopo dai sovrani di alcuni regni barbarici sorti all’interno di quello che era stato il territorio imperiale. Esso ci è noto, in forma incompleta, grazie a un unico codice palinsesto, il Paris. Lat. 12161, scoperto verso la metà del XVIII secolo, che comprende frammenti miscellanei vari. I frammenti del Codex Euricianus sono contenuti in nove fogli doppi, e quindi in diciotto pagine, redatti forse nel sud della Francia in scrittura unciale del VI secolo, sopra i quali era stato poi scritto il De viris illustribus di San Gerolamo, in corsivo minuscolo del VII-VIII secolo. Ci sono così giunti, sia pure lacunosi in più punti, i capitoli 276-336 della compilazione, suddivisi in titoli ricostruiti in via congetturale da A. D’Ors, curatore dell’edizione di riferimento, secondo l’ordine seguente: de iudiciis; de falsariis; de accusationibus; de his qui ad ecclesiam confugiunt; de fugitivis; de plagiatoribus; de furtis; de caedibus; de vulneribus; de veneficis; de medicis; de violatoribus sepulcrorum; de transmarinis negotiatoribus; de nuptiis inlicitis; de raptu virginarum et viduarum; de adulteriis; de expositis; de incendiis; de damnis arborum; de vitiatis animalibus; de vitiosis animalibus; de iter agentibus; de terminis; de commendatis vel commodatis; de venditionibus; de donationibus; de successionibus; de libertatibus. Nei precedenti 275 capitoli, purtroppo mancanti, erano probabilmente enunciati i poteri del re. Tra le fonti utilizzate, paiono riconoscibili i codici Gregoriano ed Ermogeniano, il codice Teodosiano, le Istituzioni di Gaio e le Pauli Sententiae. Il Codex Euricianus è un corpo di norme elaborato dal re e dai maggiorenti del regno; esso è espressione della cultura giuridica della Gallia meridionale del V secolo, sia pure con delle influenze di consuetudini germaniche. Sembra che il Codex presupponesse, per le materie in ordine alle quali nulla prevedeva, l’applicazione generale del diritto romano in vigore prima della caduta dell’impero d’Occidente. L’opera è stata edita da K. Zeumer, Leges Visigothorum (MGH, Leges Nationum Germanicarum, I), Hannover-Leipzig 1902, pp. 3-27, e poi da A. D’Ors, El Código de Eurico. Edición, palingenesia, indices, in Estudios Visigothos, II, Roma-Madrid 1960, con seconda edizione a cura di X. D’Ors, 2014, che rispetta il testo della prima, salvo che per la correzione dei refusi, ma apporta nuove indicazioni bibliografiche e cita ulteriori fonti che confermano o integrano la ricostruzione proposta. I profili dibattuti in dottrina sono molteplici: la datazione (benché il 476 d. C. sia la più seguita), i rapporti con le successive codificazioni dei re visigoti e i problemi connessi, anche di carattere palingenetico, ma soprattutto la valenza personale o territoriale della compilazione. Per alcuni Studiosi (in particolare Levy e Kunkel) le fonti giuridiche visigote, ivi compreso il Codex Euricianus, avrebbero avuto carattere personale, per altri (tra i quali García Gallo e A. D’Ors) tali fonti avrebbero avuto applicazione territoriale, per altri ancora, allo stato delle fonti, il problema resterebbe irrisolto. Secondo A. D’Ors, il Codex Euricianus non sarebbe stato la prima compilazione di diritto visigoto, ma una compilazione di diritto romano volgare vigente per tutti i sudditi del regno, sia romani sia visigoti. Egli inoltre ritiene che non si tratterebbe tecnicamente di un Codex, ma di un Edictum (l’Edictum Eurici regis), poiché Eurico, alla caduta dell’impero romano d’Occidente, sarebbe subentrato al prefetto della Gallia e non all’imperatore. Il re avrebbe sottoposto la compilazione all’assemblea popolare nel 475 d. C., anno nel quale l’imperatore Giulio Nepote aveva formalmente riconosciuto la piena autonomia del regno visigoto (mentre i precedenti re visigoti avevano regnato in qualità di legati dell’imperatore), e lo avrebbe poi pubblicato nell’anno successivo, alla deposizione di Romolo Augustolo. Il valore epocale della compilazione è rimarcato da Isidoro di Siviglia, Hist. Goth. 35: Sub hoc rege Gothi legum instituta scriptis habere coeperunt, nam antea tantum moribus et consuetudine tenebantur. Malgrado questa affermazione abbia indotto taluni studiosi ad affermare che il Codex Euricianus si applicasse solo ai Visigoti, si può piuttosto ritenere che Isidoro abbia voluto segnalare il passaggio da un diritto esclusivamente consuetudinario a un sistema giuridico più articolato, comprensivo anche di norme scritte, profilo che non esclude i sudditi romani dall’applicazione del Codex. Il Codex Euricianus fu utilizzato per le successive codificazioni dei re visigoti, ma ebbe influenza anche sul diritto di altre popolazioni barbariche, contribuendo alla penetrazione del diritto romano volgare nel mondo germanico medioevale. [Maria Antonietta Ligios]