Edizione di riferimento:
Iuliani Epitome latina novellarum Iustiniani, ed. G. Hänel, Lipsiae 1873.
1. Giuliano, antecessor Constantinopolitanae civitatis
Di Giuliano, autore di un’Epitome latina delle Novelle giustinianee (PLRE Iulianus 10), si conoscono pochissime informazioni, alcune delle quali ricavabili dall’opera stessa. Nell’inscriptio testimoniata da alcuni manoscritti è chiamato antecessor Constantinopolitanae civitatis (Novellae Iustiniani imperatoris de Graeco in Latinum translatae per Iulianum eloquentissimum antecessorem Constantinopolitanae civitatis), ovvero professore di diritto nella capitale dell’Impero (sul mestiere di antecessor si veda Scheltema 1970). Visse ai tempi dell’impero di Giustiniano (527-565 d.C.), definito in più punti dell’opera noster imperator (ad es. Ep. Nov. 9.45; 29.102; 44.177; 47.183; 60.204; 67.242; vd. Scheltema 1970, pp. 48-49; Kaiser 2004, pp. 178-179; Kaiser 2008, pp. 301-302).
Due opuscoli conservati in appendice all’Epitome sono inoltre attribuiti a Giuliano (editi in Hänel 1873, pp. 198-202; vd. in particolare Liebs 1987, pp. 235-246; Kaiser 2004, pp. 266-273): si tratta del Dictatum de consiliariis, che consiste nell’indicazioni di fonti giuridiche su vari argomenti, utili in particolare per gli assessori dei giudici, e la Collectio de tutoribus, dedicata a provvedimenti riguardanti la tutela divisa o indivisa.
Oltre all’Epitome e ai due trattatelli citati, a Giuliano Antecessore sono attribuiti tre epigrammi dell’Antologia Palatina (11.367-369), «trivial in the extreme» (Cameron-Cameron 1966, p. 14). A Giuliano dovrebbe essere riferito anche un epigramma di Teeteto tramandato dall’Antologia (16.32b: «Dissero Bèrito e Roma, vedendo del giure la luce in Giuliano: “Natura può tutto”»; trad. F.M. Pontani). Il riferimento a Berito (l’odierna Beirut) ha fatto sorgere l’ipotesi che egli sia stato inizialmente professore di diritto a Berito e poi abbia continuato la carriera a Costantinopoli. Secondo Paul Collinet, Giuliano potrebbe aver lasciato Berito in seguito al terremoto che distrusse la città nel 551 e causò la chiusura della Scuola di diritto cittadina (Collinet 1925, pp. 190-191: Scheltema 1970, p. 49).
2. L’Epitome novellarum: datazione, struttura, contenuto
L’Epitome novellarum di Giuliano è una sintesi in lingua latina di 124 Novelle giustinianee, di cui due sono duplicate (Ep. Nov. 25 = 120 ed Ep. Nov. 68 = 97). Gli studiosi sono concordi nel ritenere che l’Epitome fu fin dall’origine concepita come un index, ovvero un’introduzione che l’insegnante di diritto proponeva ai suoi studenti prima di procedere alla lettura integrale dei vari provvedimenti. Gli indices erano redatti nella lingua parlata dall’uditorio – in questo caso studenti di lingua latina – mentre le norme erano lette in lingua originale (a questo proposito, si vedano in particolare Scheltema 1962; Kaiser 2009).
Per quanto riguarda la datazione dell’opera, la più antica Novella epitomata da Giuliano è datata 1° gennaio 535 (Ep. Nov. 1 = Nov. 1), mentre quella più recente è datata 1° giugno 555 (Ep. Nov. 117 = Nov. 159). Inoltre, in una nota di commento a Ep. Nov. 28 attribuibile a Giuliano stesso (Hänel 1873, p. 182), si fa riferimento a Nov. 134, promulgata il 1° maggio 556. Alcuni manoscritti dell’Epitome riportano un riassunto di questa novella (Hänel 1873, pp. 192-196), ma esso non è da attribuire a Giuliano: sembrerebbe quindi che Giuliano avesse avuto notizia di Nov. 134 mentre componeva le note di commento, ma non l’avesse integrata nell’Epitome (vd. Kaiser 2004, p. 257).
Di conseguenza, senza tenere in considerazione le note giulianee, il testo dell’Epitome Iuliani che possediamo dovrebbe essere stato ultimato tra la fine dell’anno 555 e gli inizi del 556. Inoltre, recenti ricerche di Wolfgang Kaiser hanno mostrato come probabilmente quest’opera abbia attraversato diverse fasi redazionali: la più antica redazione sarebbe databile intorno al 548 e avrebbe compreso Ep. Nov. 1-115, la più recente risalirebbe invece appunto al 555-556 (vd. Kaiser 2004, pp. 212-214, 257).
Alla questione delle differenti redazioni dell’opera si collega quella della raccolta di Novelle greche utilizzata da Giuliano per realizzare la sua Epitome: se l’ipotesi di una prima redazione risalente al 548 fosse corretta, la collezione greca di cui l’Antecessore si servì sarebbe certamente anteriore a questa data, ma, come osserva Fausto Goria, «ogni tentativo di ricostruirla deve tener conto dell’eventualità di modifiche da lui stesso apportate» (Goria 2007). Infatti, le Novelle epitomate seguono grosso modo un ordine cronologico, ma alcune (in particolare Ep. Nov. 1-39) sembrano essere state riorganizzate secondo criteri contenutistici, che potrebbero non dipendere dal modello, ma essere stati stabiliti da Giuliano. Altra caratteristica dell’Epitome di Giuliano è la suddivisione delle Novelle in capitoli, divisione che potrebbe risalire o alla raccolta di Novelle greche o a Giuliano stesso (a proposito della struttura dell’Epitome, vd, oltre a Goria 2007, Kaiser 2004, 184-205).
3. Tradizione manoscritta e paratesti all’Epitome
A proposito della tradizione manoscritta dell’index giulianeo, il Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600 conta circa una trentina di testimoni, completi o parziali, dell’Epitome giulianea (Dolezalek 1972, s.v. Epitome Iuliani). Gustav Hänel ha raggruppato i venti codici usati per la sua edizione critica in tre classi (Hänel 1873, pp. i-xx); invece, Wolfgang Kaiser ha distinto dieci codices antiqui dell’Epitome in quattro Textgruppen (Kaiser 2004, pp. 11-172).
Nei manoscritti il testo dell’Epitome è talora corredato da paratesti utili a illustrare o approfondire determinati aspetti delle norme, tra cui paragraphai (commenti al contenuto della norma; vd. Van der Wal 1985; Liebs 1987, pp. 223-234; Kaiser 2004, pp. 250-281) e paratitla (rimandi a loci paralleli contenuti in altre costituzioni; vd. Liebs 1987, pp. 246-264; Kaiser 2004, pp. 281-318): secondo l’analisi di Liebs e Kaiser, solo i primi risalirebbero a Giuliano, mentre i secondi sarebbero da ricondurre ad altri anonimi studiosi di diritto. Vi è poi altro materiale sussidiario che è riportato sporadicamente dalle diverse famiglie di codici e che, con paragraphai e paratitla, è stato pubblicato da Hänel dopo il testo, come Appendices codicum primae classis (o Appendix a; Hänel 1873, pp. 178-191) o Appendices codicum secundae classis (o Appendix b; Hänel 1873, pp. 192-226).
4. Ricezione dell’Epitome e fortuna a stampa
Per quanto riguarda la ricezione dell’opera in età medievale, per tutto l’Alto Medioevo l’Epitome di Giuliano rappresentò il testo fondamentale su cui i Latini lessero e studiarono il contenuto delle Novelle giustinianee (vd. Kaiser 2008, pp. 310-312). A partire dal XII secolo, tuttavia, il suo status di fonte privilegiata venne meno a causa della riscoperta della traduzione latina delle Novelle nota come Authenticum (vd. Kaiser 2008, pp. 312-320).
L’editio princeps dell’Epitome fu curata da Nicolas Bohier e pubblicata a Lione nel 1512. Il titolo Epitome novellarum, che non è testimoniato dai manoscritti, iniziò ad affermarsi a partire dall’edizione lionese del 1558 curata da Louis Pesnot, mentre la prima stampa ad attribuire l’opera a Giuliano Antecessore è l’edizione del 1561, pubblicata sempre a Lione a cura di Louis Le Mire (vd. Kaiser 2004, pp. 375-381; Kaiser 2008, pp. 328-338). L’attuale edizione di riferimento è quella curata nel 1873 da Gustav Hänel (Hänel 1873; su cui vd. anche Kaiser 2004, pp. 381-386). L’edizione Hänel è stata recentemente ristampata, con nuova introduzione e indici, come volume della serie Legum Iustiniani Imperatoris Vocabularium (Fiorelli-Bartoletti Colombo 1996; su cui si veda in particolare Briguglio 2001). [G. Cattaneo]