saec. II-III
Dalla vita riportata in vari codici contenenti gli antichi commenti, altra rispetto a quella svetoniana, sappiamo che tra i maggiori esegeti antichi di Orazio ci furono Porfirione, Modesto ed Elenio Acrone (Commentati in illum sunt Porphyrion, Modestus et Helenius Acron; p. 3 ed. Keller 1902). Modesto viene citato come commentatore di poeti, insieme a Clarano, da Marziale (10, 21, 1-2) di cui fu orientativamente contemporaneo; ne deriva che un primo commento ad Orazio è riconducibile all’età di Domiziano. Con molta probabilità è andato perduto un commento redatto da Terenzio Scauro (inizi del II sec.), esegeta di Virgilio, citato da Porfirione nel commento a sat. 2, 5, 92 (STES CAPITE OBSTIPO Tristi ac severo. Scaurus “inclinato” dicit). Il testo pervenuto sotto il nome di Porfirione risulta essere in realtà una forma rimaneggiata e abbreviata di una più ricca redazione originale: manca ad esempio una Vita di cui lo stesso Porfirione parla commentando il v. 41 della Satira 1, 6 (Patre libertino natum esse Horatium et in narratione, quam de vita illius habui, ostendi). Nel commento sono citati Terenzio Scauro (Porph. Hor. sat. 2, 5, 92) e Svetonio (Hor. epist. 2, 1, 1); Porfirione è citato da Carisio, che però potrebbe rifarsi a lui in forma indiretta attraverso le ἀφορμαί di Giulio Romano. Sulla base di tali riferimenti cronologici è pertanto possibile anticipare di qualche decennio l’attribuzione solitamente proposta, gli inizi del III secolo. Lo scolio a Lucano 1, 214, in cui è citato come fons, ha fatto supporre che Porfirione avesse composto anche un commento a questo poeta ma il dato è smentibile ipotizzando che l’osservazione fosse attinta da un luogo perduto del commento ad Orazio.
Risulta però evidente che, nella forma in cui è pervenuto, il testo è una versione sintetica di un originario commento ad Orazio più complesso. Tali scolii, «discendenti per vari rami da Porfirione e trascritti in margine ad un esemplare oraziano» (Lenchantin 1937 p. 161), sarebbero stati poi riuniti in edizioni commentate, che circolavano cioè indipendentemente dal testo oraziano e la cui pratica si sarebbe diffusa solo a partire dall’VIII-IX secolo d.C. Nel commento si possono difatti riconoscere alcune tendenze culturali tipiche della tarda antichità, innanzitutto la dimensione retorica dell’esegesi proposta. [C. Longobardi]