Edizione di riferimento:
Gargilius Martialis, Les remèdes tirés des légumes et des fruits, texte établi, traduit et commenté par B. Maire, Paris 2002 (Collection des Universités de France).
Nelle Institutiones diuinarum et saecularium litterarum (I, 28, 5) Cassiodoro segnala come sia conveniente che i monaci lavorino la terra e coltivino i loro orti, secondo quanto si legge nel salmo 127 ("Labores fructuum tuorum manducabis; beatus es et bene tibi erit"). Di seguito Cassiodoro (I, 28, 6) presenta Gargilio Marziale come auctor nella materia agronomica: "de hortis scripsit pulcherrime Gargilius Martialis, qui et nutrimenta holerum et uirtutes eorum diligenter exposuit". Pare che questa sia l'unica testimonianza indiretta dell'esistenza delle Medicinae ex holeribus et pomis di Gargilio Marziale, ma sicuramente dimostra come nei tempi di Cassiodoro il trattato medico avesse raggiunto lo status di opera di riferimento.
Il trattato presenta le proprietà terapeutiche e i benefici sulla salute umana di una serie di erbe, ortaggi e frutti. Il contenuto è articolato in sessanta capitoli, dei quali 1-39 trattano de holeribus e 40-60, de pomis. Le fonti fondamentali impiegate da Gargilio Marziale nell'opera sono Plinio il Vecchio, Dioscoride e Galeno. Il primo è usato frequentemente come fonte principale e Dioscoride e Galeno vengono a completare le informazioni ricavate dall'Historia naturalis, ma gli autori greci probabilmente non sono letti per via diretta, bensì attraverso una fonte intermedia che non è dichiarata apertamente da Gargilio Marziale.
Nella tradizione manoscritta non si trova indicazione esplicita né del titolo né dell'autore del trattato giacché questo inizia direttamente nel primo capitolo, De rapano. In certi casi, i codici (Firenze, Strozz. Lat. LXX; Firenze, Med. Laur. Aedilium 165; Praga, lat. XIV.A.12) presentano il trattato come quarto libro della Medicina Plinii.
Il titolo Medicinae ex holeribus et pomis risale a V. Rose che lo ha ricostruito sostanzialmente ispirato dal contenuto dell'opera. La mancanza di una prefazione è dovuta verosimilmente a un incidente di tipo materiale subito nel processo di trasmissione dell'opera. [D. Paniagua]