Edizione di riferimento:
Valeri Maximi Facta et dicta memorabilia, libri VII-IX, Iuli Paridis Epitoma, Fragmentum de praenominibus, Ianuari Nepotiani Epitoma, edidit John Briscoe, vol. II, Stutgardiae et Lipsiae 1998 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
L'epitoma di Giulio Paride è un compendio di datazione incerta dell'intera raccolta paradigmatica Facta et dicta memorabilia di Valerio Massimo (anche Nepoziano in età tardoantica compendia parzialmente l'opera valeriana).
La silloge, articolata in nove libri, è preceduta da una breve lettera prefatoria, indirizzata ad un certo Licinius Cyriacus, di cui nulla sappiamo. In tale praefatio Paride spiega l'intento e i destinatari dell'opera: rendere strumento di facile consultazione la silloge di Valerio, poiché sa che la exemplorum conquisitio è necessaria non minus disputantibus quam declamantibus. Sebbene l'autore affermi di aver ridotto Valerio ad unum uolumen epitomae, la promessa di concisione non viene mantenuta: l'estensione della silloge è notevole e l'intento di sintesi si coglie esclusivamente dalla scarna ed essenziale narrazione degli exempla.
La materia epitomata segue per contenuti, lingua e struttura l'originale, privato delle formule di apertura e di chiusura, degli espedienti retorici e delle riflessioni a carattere moraleggiante. Ogni libro si divide in capitoli, strutturati come piccola raccolta di fatti e detti sull'argomento riassunto dal titolo: vi si leggono gli aneddoti di personaggi stereotipati noti o comuni, positivi o negativi, sullo sfondo delle usanze, delle istituzioni e delle credenze romane e straniere, con un occhio di riguardo per il mondo greco.
L'aderenza al testo limita l'attività di Paris, che si attiene all'eligere e digerere le πράξεις valeriane, seppur con qualche variazione: diciture diverse di titoli, correzioni, aggiunte e omissioni. Inoltre, Paride ha per noi il merito di colmare la lacuna del primo libro di Valerio (I, 1 ext. 5 - I, 4, 1). Di difficile schematizzazione, il modo di procedere paridiense è variamente riconducibile a tre aspetti essenziali propri del racconto (Guerrini): il nome del personaggio storico (ciò comporta l'omissione degli exempla anonyma); la marca temporale del perfetto (raramente si trova l'imperfetto per descrivere usi e costumi); infine, l'uso della terza persona, efficacemente paradigmatico.
La tradizione manoscritta dell'epitome si basa sul Vaticanus Latinus 4929, un manoscritto membranaceo del X sec., che riporta come decimo libro di Paride il liber de praenominibus. Durante il Medioevo Lupo di Ferrières si occupò del codex; soltanto nel 1828 si ebbe, ad opera del Mai, la prima edizione del compendio. [N. Rosso]