Edizione di riferimento:
C. Iulii Victoris Ars rhetorica, ediderunt Remo Giomini et Maria Silvana Celentano, Leipzig 1980
Il testo dell’Ars rhetorica di Giulio Vittore si basa su un codice unico, l’Ottoboniano latino 1968 (sec. XII, ff. 12v-32r), conservato presso la Biblioteca Vaticana e scoperto da Angelo Mai, che ne curò la prima edizione (Roma 1823, con successive ristampe).
L’opera si configura come una rassegna storica sul discorso oratorio e tende a riprodurre in larga misura le sue fonti, Cicerone e soprattutto Quintiliano, rispetto al quale è molto utile in sede di ricostruzione testuale e come testimone della fortuna. Caratteri di originalità si possono però trovare nella tendenza a indicare come esempi da seguire non solo i grandi auctores della tradizione, ma anche altri scrittori coevi a Giulio Vittore, per noi quasi o del tutto sconosciuti, come un tale Marcomanno, verosimilmente germanico.
Di particolare interesse sono i capitoli finali, che riguardano rispettivamente la necessità dell’esercizio continuo da parte di chi voglia progredire nell’eloquenza (de exercitatione), l’impiego opportuno del discorso d’uso comune (de sermocinatione) e il corretto modo di scrivere epistole (de epistolis). Essi, con la loro impostazione pragmatica, costituiscono un interessante documento della realtà storico culturale di IV secolo, in quanto mostrano come tali temi costituissero ormai, di fatto, l’attività retorica più diffusa; in questo senso, con l’inserzione di tali approfondimenti Giulio Vittore si proporrebbe di rendere il suo manuale maggiormente adeguato ai suoi tempi.
Notevole è soprattuto la sezione de epistolis, in quanto rappresenta l’unica trattazione, seppur piuttosto breve ed alquanto disorganica, sulla scrittura epistolare inserita in un manuale di retorica antico. [A. Borgna]