Edizione di riferimento:
Commentum in Ciceronis rhetorica, ed. R. Jakobi, München Leipzig, 2002.
Ciò che noi possediamo dell’opera si ferma a Inv. 1.22, a causa della natura difettosa dell’archetipo dei pochi manoscritti che contengono l’opera. Per molto tempo essa è stata disponibile solo dagli excerpta pubblicati da K. Halm nei suoi Rhetores Latini Minores (1863), 596-606 (basata su due manoscritti locali). Il testo intero fu pubblicato per la prima volta da J. Martin (Paderborn, 1927). Jakobi, nella sua edizione teubneriana, fu in grado di disegnare uno stemma che mostra i rapporti tra sei manoscritti, tutti datati all’undicesimo o dodicesimo secolo, insieme a due descripti. Egli usò questi ultimi, insieme con due manoscritti ulteriori non registrati nello stemma, come fonti di congetture. Il suo volume di commento accumula informazioni molto più numerose sulla fortuna dell’opera. Nonostante questo accumularsi di nuovo materiale, il testo rimane insicuro. Per una serie di suggerimenti si veda M. Winterbottom, ‘Grillius on Cicero’s De Inventione’, Classical Quarterly 54 (2004), 592-605; egli giudicava il testo come ‘not just corrupt but seriously interpolated’.
Grillio era per L. Castiglioni ‘questo mediocre maestro’. Il suo commento in verità non è né elegante né sofisticato. Egli naturalmente illustra spesso le sue opinioni a partire dai discorsi di Cicerone, di cui egli conosce alquanto più di noi. Più sorprendentemente egli spesso cita Sallustio, Lucano e (più liberamente) Virgilio (‘divinus poeta’). Ma coloro che sono interessati alla comprensione del De inventione non troveranno qui molto che li aiuti. [M. Winterbottom; trad. R. Tabacco]