Edizione di riferimento:
Agroecius, Ars de orthographia, a cura di M. Pugliarello, Milano 1978.
L’opera si presenta come un supplemento (quaedam adicienda subieci) al de orthographia et de proprietate ac differentia sermonum di Flavio Capro. Agrecio dichiara che il suo obiettivo è quello di spiegare fenomeni difficili che Capro ha trascurato invece come troppo semplici, per cui la sua opera si rivolge a un pubblico che ha difficoltà nell’intendere lo scritto di Capro. L’opera costituisce un esempio di differentiae verborum, in cui parole molto simili dal punto di vista della pronuncia vengono distinte con chiarezza attraverso un procedimento contrastivo che mette in luce soprattutto la confusione dei suoni vocalici e, in particolare, di quelli finali (Perret): molto significativo, anche per la possibile nascosta allusione ad Ausonio, che in Prof. 15 aveva ricordato il retore Censorio Attico Agricio, è il riferimento dell’autore alla corretta ortografia del proprio nome: Agroecius, cum Latine scribas, per diphthongon scribendum, non, ut quidam putant, per i Agricius. Parallelamente le liste di parole di Agrecio mostrano come nell’epoca in cui scrive il significato corretto di alcuni termini stesse perdendosi, come nel seguente caso: apparet qui uidetur, adparet qui obsequitur, non regulae ratione, sed discernendi intellectus gratia. [A. Balbo]