Edizione di riferimento:
Sexti Aureli Victoris, Liber de Caesaribus. Praecedunt Origo gentis Romanae et Liber de uiris ilustribus urbis Romae, subsequitur Epitome de Caesaribus, recensuit Fr. Pichlmayr, editio stereotypa correctior editionis primae addenda et corrigenda iterum collegit et adiecit R. Gruendel, Leipzig 1970, 77-129 (I ed. 1911) (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
Il corpus tripertitum o Aurelianumsi apre con una breve opera, generalmente nota come Origo gentis Romanae (OGR). La critica ha a lungo dibattuto se il titulus citato definisse originariamente questo solo libellus iniziale e in seguito fosse stato esteso all’intero corpus (D’Anna), oppure, al contrario, se fosse passato dal designare l’intera raccolta all’identificare la sola opera di apertura (Momigliano, Richard). Si è molto discusso anche se l’attuale versione dell’OGR corrisponda all’originale o se in antico fosse esistito un testo più ampio, un’OGR plenior, secondo la tesi sostenuta da Mommsen. Per quanto la teoria mommseniana oggi sia criticata e in parte abbandonata, è indubbio che il testo che noi leggiamo risulti in più punti lacunoso o incompleto, così da far pensare agli uni che le lacune dipendano da semplici incidenti occorsi nella trasmissione del testo (Momigliano), agli altri invece da tagli praticati forse dall’anonimo compilatore che assemblò il corpus tripertitum (Momigliano, D’Anna). Ma si è pure ipotizzato che risalgano all’autore stesso dell’OGR, il quale avrebbe tratto ispirazione da una più ampia opera di carattere dossografico, abbreviandola malamente (Momigliano, Richard).Nella versione a noi pervenuta l’OGR risulta composta di ventitre capitoli, che trattano la storia arcaica di Roma, a partire dai regni dei mitici Giano e Saturno sino alle vicende immediatamente antecedenti la fondazione di Roma. La struttura dei capitoli appare disomogenea, dal momento che i primi cinque (Richard), o sette (Momigliano), o nove (D’Anna) risultano improntati all’Eneide virgiliana e in generale a fonti poetiche, mentre i restanti si rifanno piuttosto a tradizioni di carattere storiografico. Tale disuguaglianza è stata giustificata ipotizzando l’intervento sul testo originale dell’OGR dell’ideatore del corpus, da identificare con un dotto grammaticus, ottimo conoscitore dell’opera virgiliana, cui avrebbe adeguato i soli primi nove capitoli (D’Anna); ma essa è stata anche negata, individuando nell’autore stesso dell’OGR un dotto grammaticus ed esperto conoscitore di Virgilio, non sempre a suo agio nel dominare e omogeneizzare il ricco materiale della sua fonte dossografica (Richard), o nel conciliare la tradizione poetica virgiliana con quella fornita dalle fonti storico-antiquarie (Momigliano). Anche sulla data di composizione dell’opera la critica si è mostrata divisa, oscillando fra il I-II secolo d.C. (D’Anna) e il tardo IV secolo d.C. (Momigliano, Mariotti, Richard, Sehlmeyer); in passato si è pensato pure a un falso di età umanistica (Niebuhr). L’ipotesi, già ripetutamente sostenuta, che fonte del libellus possa essere stato Verrio Flacco, citato nel titulus del corpus, è stata di recente ripresa (Sehlmeyer): in particolare si è ipotizzato che l’anonimo autore dell’OGR, grammaticus e commentatore di Virgilio, abbia derivato il proprio materiale, oltre che da commentari all’Eneide, da una epitome di IV secolo risalente a Verrio Flacco. [G. Vanotti]