Edizione di riferimento:
Daretis Phrigii, De excidio Troiae historia, recensuit Ferdinandus Meister, Lipsiae 1873.
De excidio Troiae historia è il titolo con il quale comunemente si ricorda un’operetta attribuita a Darete Frigio, mentre i manoscritti principali che la tramandano oscillano tra Historia de vastatione Troiae, Historia Troiani belli, Historia de excidio Troianorum o Historia de Troiae excidio et bellis Troianorum. All’interno dell’opera (cap. 44) essa viene definita acta diurna. È datata al VI secolo (tra il 510 e il 530 secondo Schissel 1908) e contiene la narrazione delle vicende della guerra di Troia dal punto di vista troiano e secondo un’ottica di razionalizzazione del mito: il cavallo di Troia, ad esempio, sarebbe solo una scultura che si trovava in cima alla porta Scea. Il testo è costituito da un’epistola prefatoria e da 44 capitoli, che raccontano la materia troiana a partire dalla spedizione degli Argonauti fino alla presa di Troia e alla partenza di Enea e di Eleno con Andromaca. La prefazione è una lettera fittizia che Cornelio Nepote avrebbe inviato a Sallustio per comunicargli il ritrovamento fortuito ad Atene del diario manoscritto di Darete, redatto in greco. Nepote avrebbe provveduto a tradurlo in latino in modo che i lettori potessero conoscere la vera storia delle vicende della guerra troiana.
Dal punto di vista ecdotico il punto di riferimento è ancora la vetusta edizione Meister del 1873, che nella recensio individua undici codici, la cui datazione va dal X al XV secolo. La costituzione del testo di Darete è risultata nel corso del tempo molto più problematica di quanto potesse apparire dall’edizione Meister, in quanto la tradizione - come ha dimostrato Annamaria Pavano (1993) - è senza dubbio molto articolata, tanto che si può parlare di una seconda redazione, contenuta in alcuni manoscritti, più ampia, definita uberior (contiene aggiunte rispetto alla redazione Meister, di cui la più significativa riguarda il racconto dell’intervento delle Amazzoni, il cosiddetto additamentum de Amazonibus) e più antica di quella comunemente conosciuta, come emerge da osservazioni di ordine linguistico.
Rimane aperta la vexata quaestio dell’esistenza di un originale greco di cui la De excidio sarebbe traduzione latina: infatti, se dell’opera di Ditti Cretese possediamo frustuli papiracei della redazione greca, finora non è stato rivenuto nessun testo greco che possa essere ricondotto in modo incontrovertibile all’opera di Darete. Un òstrakon proveniente dal sito archeologico egizio di Mons Claudianus (O. Claud. 412) non sembra riconducibile all’originale greco del nostro Darete per ragioni contenutistiche e formali (sulla questione si veda Pavano 1998 e 2001; sul problema della mancanza di tracce di un originale greco è tornato recentemente Stenger 2005).
Per quanto concerne i contenuti l’opera testimonia una versione del mito di Enea poco conosciuta ed attestata, secondo cui il figlio di Anchise, aiutato da Antenore, tradì la sua patria, consegnandola ai Greci.
L’operetta costituì nel Medioevo una fonte privilegiata per la conoscenza dei fatti della guerra troiana e del suo uso e riuso troviamo tracce fino all’Ottocento (Bessi 2004). [G. Bessi]