Edizione di riferimento:
Dosithée, Grammaire latine, texte établi, trad. et commenté par Guillaume Bonnet, Paris, Les Belles Lettres, 2005.
La Grammatica di Dositeo è un manuale di grammatica con traduzione interlineare greca, composto dal non altrimenti noto magister Dositheus alla fine del IV secolo (vedi scheda autore). L’opera si apre con un paragrafo dedicato alla definizione dell’ars grammatica e ai compiti del grammaticus: «Ars grammatica est scientia emendati sermonis in loquendo et scribendo poematumque ac lectionis prudens praeceptum. Grammaticus est qui uniuscuiusque rei uim ac proprietatem potest explanare loquela. Artis grammaticae officium constat partibus quattuor: lectione, emendatione, enarratione, iudicio». Di seguito troviamo capitoli dedicati agli accenti (§2-4), alla punteggiatura (§5), ai suoni (§6), alle lettere (§7-10) e alle sillabe (§11-13).
Segue la lunga sezione dedicata alle otto parti del discorso: dopo il capitolo introduttivo (§14), si leggono i paragrafi sul nome e l’aggettivo (§15-26), il pronome (§27-33), il verbo (§34-38), l’avverbio (§39-44), la preposizione (§45-51), la congiunzione (§52-63) e l’interiezione (§64). Dopo il capitolo de interiectione, nei manoscritti si trova una serie di brevi testi grammaticali e liste di parole latine con traduzione greca, che non mostrano alcun legame con la Grammatica di Dositeo. Tali testi sono stati editi da Keil (GL VII, 424, 17-436, 14) e Tolkiehn (§62-77), mentre non sono stati inclusi nell’edizione di Bonnet (2005, pp. xxxi-xxxii).
L’assenza di una parte conclusiva dedicata a uitia et uirtutes orationis, piuttosto comune nei trattati grammaticali latini (cfr, Baratin-Desbordes 1986), e di paragrafi de pedibus, de barbarismo, de tropis, de schematibus o di argomento simile potrebbe essere legata al fatto che il pubblico di Dositeo, formato da studenti greci, aveva già imparato quelle nozioni, comuni ad entrambe le lingue, nei manuali di grammatica greca (Bonnet 2005, pp. xiii-xiv; contra Ferri 2007).
Come accennato nella scheda sull’autore, le fonti dell’opera si possono ricondurre a due filoni: da una parte il “Gewährsmann der Charisius-Gruppe” e la perduta grammatica di Cominiano, dall’altra Donato e il “Donatus-Gruppe” (Bonnet 2000; Bonnet 2005, pp. xiv-xvii). Rispetto alle sue fonti e alle grammatiche a lui contemporanee, i tratti peculiari dell’opera di Dositeo sono piuttosto circoscritti (Bonnet 2005, pp. xvii-xviii): l’introduzione della definizione di grammaticus (§1); l’inserzione della categoria dei nomina ominalia (§20), la sezione delle particelle enclitiche pronominali que, cumque, dam, dem, piam (§33); la cosiddetta “teoria della concessione” (§53; cfr. Bonnet 1999).
Il principale tratto caratteristico dell’opera risiede però nella presenza di una versione greca interlineare, con la quale il testo latino instaura un rapporto che si esplica in modi differenti. Infatti la compresenza delle due versioni consente a Dositeo di sfruttare la terminologia tecnica greca anche nel testo latino, di adattare teorie grammaticali greche al latino e di evidenziare le opposizioni strutturali tra le due lingue (cfr. Lenoble, Swiggers, Wouters 2000, pp. 14-18).
L’opera è tramandata da tre manoscritti, databili tra la metà del IX e l’inizio del X secolo e provenienti dallo scriptorium del monastero di San Gallo. Si tratta del Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 902, (S), il München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 601 (M) e il London, British Library, Harley 5642 (H), tutti discendenti da un perduto archetipo x. Siccome un manoscritto della Grammatica di Dositeo era conservato nell’abbazia di Bobbio (Genest 1996, pp. 252, 257), Bonnet ha ipotizzato che intorno all’850 il monaco irlandese itinerante Marco, prima di stabilirsi definitivamente nel chiostro di San Gallo, si fosse fermato nel monastero dell’Italia settentrionale e avesse copiato per sé l’opera di Dositeo. Alla morte di Marco, il libro sarebbe poi confluito nella biblioteca di San Gallo e sarebbe stato utilizzato come esemplare per la copiatura dei codici S, M e H (Bonnet 2005, pp. xxviii-xxix). [G. Cattaneo]