Edizione di riferimento:
Antonii Musae De herba uettonica liber, Pseudoapulei Herbarius, Anonymi De taxone liber, Sexti Placiti Liber medicinae ex animalibus etc., edd. E. Howald, H. E. Sigerist, Leipzig-Berlin, 1927, pp. 220-221 (Corpus medicorum latinorum, 4).
Tra i testi tecnici tardo-antichi si è conservato un corpus di opere dedicato a rimedi medicamentosi che prevedono l’uso di piante, erbe e animali. La raccolta comprende il De herba vettonica dello pseudo-Antonio Musa, il Liber medicinae ex animalibus pecoribus et bestiis vel avibus di Sesto Placido/Platico Papiriense, l’anonimo De taxone e, infine, l’Herbarius dello pseudo-Apuleio.
Le opere costituivano un insieme unitario già all’epoca dell’archetipo, poiché, pur con difformità e lacune tra i singoli testimoni, sono state tramandate insieme in tutte e tre le famiglie individuate da Ernst Howald e Henry S. Sigerist nella Teubneriana del 1927: α contenente i manoscritti più affidabili per la ricostruzione dell’archetipo, β e γ discendenti da un unico sub-archetipo e recanti rispettivamente più e meno interpolazioni, comunque disgiuntive da α.
L’Herbarius pseudo-apuleiano comprende una lettera prefatoria di presentazione della raccolta (dove i rimedi erboristici vengono proposti come alternativa al ricorso a medici avidi e insipienti), un indice di malattie con l’elenco delle erbe atte a curarle, e 130 capitoli, ciascuno dedicato a una specifica erba e alle ricette che la interessano.
In calce all’Herbarius, gli editori hanno pubblicato due brevi appendici: la prima contiene un frammento dal titolo Praesidium pastillorum, auxilium sanitatis, quod utebatur imperator Augustus. Il testo risale all’archetipo del corpus, perché è presente in due codici della famiglia α (M = Fragmenta Monacensia, undici fogli di un codice di inizio VII secolo, oggi classificati come München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 15028 e Clm. 29688; L = Lucca, Biblioteca Statale, 296 di IX/X secolo; altri due codici recano una versione abbreviata posta nel capitolo sulla genziana, che infatti compare tra gli ingredienti della ricetta) e in tre della famiglia β (Ca = Cassino, Archivio dell’Abbazia, 97 V di IX secolo, con parentele stemmatiche difformi a seconda delle opere: per il frammento è affine a β; Vr = Wroclaw, Biblioteka Uniwersytecka, III.F.19 di IX secolo; Vi = Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 93 di XIII secolo). Un ulteriore testimone è Bamberg, Staatsbibliothek, Med. 2 (L.III.6) di IX/X secolo, che riporta due volte la ricetta, in versioni leggermente differenti tra loro e da quella in calce all’Herbarius (anch’essa peraltro molto variabile tra un testimone e l’altro).
Quanto al contenuto, la ricetta elenca gli ingredienti e le istruzioni per ottenere un rimedio efficace contro una gran varietà di disturbi, soprattutto di natura gastrica ed epatica: è solo il titolo a menzionarne l’uso da parte dell’imperatore Augusto. Si tratta di uno sciroppo viscoso ricavato da semi e spezie ridotti in polvere e mescolati nel miele. Il preparato, da portare con sé in una scatola d’osso (“in buxide cornea”), va assunto in modica quantità ogni giorno, a discrezione del paziente.
La brevità, l’assenza di riferimenti cronologici precisi, la struttura differente da quella dei capitoli dell’Herbarius e l’assenza di studi specifici rendono difficile la datazione del frammento: in Marcello Empirico, De medicamentis, 20.115 si legge una versione parzialmente differente della stessa ricetta, definita Antidotum Hadriani, quo utebatur Caesar Augustus. Poiché Marcello scrisse il De medicamentis all’inizio del V secolo e utilizzò tra le proprie fonti anche l’Herbarius dello pseudo-Apuleio, questa altezza cronologica potrebbe costituire un termine ante quem per il frammento e/o la sua unione all’Herbarius, ma l’ipotesi andrà verificata dopo aver meglio chiarito i rapporti tra i tre testi. [M. Stefani]