Edizione di riferimento:
Itineraria romana. Itineraria Antonini Augusti et Burdigalense edidit Otto Cuntz ; conspectum librorum recentiorum adiecit Gerhard Wirth. Ed. stereotypa editionis primae, 1929. Stutgardiae 1990 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
Il compilatore dell'Itinerarium Burdigalense viene comunemente indicato come il «pellegrino di Bordeaux», ma resta sostanzialmente un autore anonimo, senza una identità precisa, comunque un occidentale.
Si è ritenuto che fosse originario di Bordeaux perché da questo centro – dove nel IV sec. d. C. è già presente una comunità cristiana – inizia il viaggio verso la Terra Santa, ma ciò non è certo una prova determinante e sicura. Dalle citazioni contenute nell'opuscolo si è osservato che si tratta di una persona con una cultura da non sopravvalutare; la presenza di errori anche banali, come il confondere la tomba di Annibale, condottiero cartaginese, con quella di Annibaliano, nipote dell'imperatore Costantino, può tuttavia dipendere da una incerta tradizione del testo.
Si è anche pensato che, per i prevalenti riferimenti al Vecchio Testamento e ai luoghi della storia ebraica, come, ad esempio, il tempio di Salomone in Gerusalemme, l'autore fosse un giudeo battezzato, appartenente alla comunità di ebrei attivi presso il porto di Bordeaux. Ma contro una tale ipotesi va detto che nella prima metà del IV secolo d. C. in Terra Santa le testimonianze ebraiche risultavano ancora nettamente prevalenti rispetto alle memorie cristiane, che iniziano a essere segnalate e valorizzate solo a partire da questa epoca e per impulso dell'imperatore Costantino.
L'Itinerarium Burdigalense prende il nome dal luogo di partenza del percorso che viene a riferire, ossia Burdigala, l’odierna Bordeaux nel sud della Francia. È noto anche come Itinerarium Hierosolimitanum, una designazione che pone in rilievo il punto di arrivo, la città di Hierusalem (Gerusalemme) in Palestina. Nei codici è indicato con un titolo che evidenzia il viaggio descritto: Itinerarium a Burdigala Hierusalem usque et ab Heraclea per Aulonam et per urbem Romam Mediolanum usque, ossia «Itinerario da Bordeaux fino a Gerusalemme e da Eraclea [di Tracia, presso Costantinopoli] per Vallona e per la città di Roma fino a Milano».
In effetti, presenta, con un'elencazione analitica e puntuale delle tappe, l’itinerario stradale da Bordeaux a Gerusalemme attraverso Milano, Aquileia, la penisola balcanica, Costantinopoli e Antiochia. Una volta giunti in Palestina, delinea un breve e schematico resoconto di ciò che il pellegrino cristiano può visitare in quella regione, ma in particolar modo a Gerusalemme. Il viaggio di ritorno avviene ripercorrendo la strada dell’andata fino a Costantinopoli, da cui ci si stacca per attraversare la Grecia fino ad Aulona (Vallona) in Epiro, sulla costa adriatica. Superato lo Stretto di Otranto, si risale la Penisola Italiana, seguendo la via Traiana, l’Appia, la Flaminia e l’Emilia, raggiungendo Milano: e qui termina il testo a noi pervenuto. Non vi è nessun elemento che documenti un eventuale rientro a Bordeaux, anche se il tragitto per giungere a questa città risulta già descritto – sebbene in senso inverso – nella parte iniziale.
Risulta evidente che l'opuscolo è composto dalla fusione di due fonti principali: un itinerario “laico”, con la descrizione del percorso, e un itinerario ad loca sancta, con la descrizione dei luoghi della Palestina con testimonianze bibliche e cristiane, in parte risalenti all’esperienza di un visitatore occidentale di età costantiniana (intorno al 333 d.C.). Per questo suo carattere ibrido, il Burdigalense riveste un duplice interesse: come fonte per lo studio della Topografia Antica, e in particolare per la ricostruzione della viabilità tardo-imperiale, motivo per cui è edito tra gli itineraria romana; come descrizione della Terra Santa, ragione per cui risulta compreso nelle raccolte di fonti relative alla storia del cristianesimo e della Palestina (itineraria ad loca sancta), tra le quali si pone come primo esempio di un filone letterario che avrà molto fortuna nei secoli successivi fino alle Crociate, di pari passo con il diffondersi della pratica dei pellegrinaggi per esigenze devozionali e culturali.
Così come ci è giunta, l’opera si rivela una rielaborazione “a tavolino” di un viaggio ideale in Terra Santa, rivolta ad un pubblico di lettori dell’Europa occidentale. Di autore anonimo, comunque occidentale, si data tra il quarto e il quinto decennio del IV sec. d. C. sia per i riferimenti interni che contiene alla situazione dell’epoca, sia per la data consolare del 333 d.C. (inserita nel testo dopo la tappa di Costantinopoli), epoca alla quale risalirebbe l’esperienza di viaggio descritta nel testo.
Per quanto riguarda l'itinerario stradale, l’intero tragitto di andata e ritorno comprende circa 6900 miglia, suddivise in 18 segmenti e scandite da oltre 400 tappe, distinte in tre categorie: civitas, mansio e mutatio, che rispecchiano l’organizzazione del cursus publicus (poste imperiali) nel periodo tardo-imperiale. Civitas è il centro urbano dotato di autonomia amministrativa; mansio è un luogo di sosta in un villaggio o in aperta campagna, attrezzato per il pernottamento; mutatio indica una stazione intermedia per il cambio dei cavalli. Rispetto agli altri itinerari, il nostro opuscolo fornisce una descrizione di dettaglio del percorso, con tappe che vanno dalle 6 alle 15 miglia, con una media intorno alle 10 miglia. Le distanze sono espresse in leghe (= 1 miglio e mezzo, abbreviato leug.) da Bordeaux a Tolosa, quindi in miglia (indicate con la sigla mil.) per il resto del tragitto.
Sulla base di queste indicazioni, si è calcolato che l'intera esperienza di pellegrinaggio potesse svolgersi in circa un anno di tempo, con una permanenza in Palestina di almeno due mesi.
Il percorso in Palestina è arricchito da un susseguirsi di annotazioni di storia biblica e cristiana, svolte con uno stile impersonale. I monumenti di Gerusalemme sono elencati seguendo un tragitto antiorario che parte dal settore nord-est della città: il nostro testo dà particolare rilievo al Golgota, il luogo della crocefissione di Cristo, al S. Sepolcro, non ancora monumentalizzato con la Rotonda o Anastasis, e alla contigua basilica o Martyrium, la cui costruzione fu iniziata nel 326 d.C. Fuori dalla porta urbana orientale si indica la basilica sul Monte degli Ulivi, realizzata per ordine di Costantino.
Il quadro delle testimonianze indicate in Terra Santa trova, in linea di massima, conferme in fonti contemporanee (Eusebio di Cesarea e Cirillo, vescovo di Gerusalemme) e negli esiti degli studi archeologici.
Come per l'Itinerarium Antonini, le citazioni di questa fonte si fanno ricorrendo al numero delle pagine e delle linee dell’edizione di Wesseling, riportate anche nella moderna edizione del Cuntz. [M. Calzolari]