Edizione di riferimento:
Palladii Rutilii Tauri Aemiliani Viri inlustris Opus agriculturae, De veterinaria medicina, De insitione, ed. R.H. Rodgers, Leipzig 1975 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana).
Il Carmen de Insitione, sebbene spesso tramandato dai manoscritti in modo autonomo, costituisce il XV e ultimo libro dell’Opus agriculturae di Palladio, secondo il modello di Columella, che aveva composto in versi il X libro del suo De re rustica.
Il poemetto, in distici elegiaci, è preceduto da un’epistola prefatoria indirizzata al dedicatario dell’intera opera, un non altrimenti noto Pasifilo. Egli, definito vir doctissimus, aveva incaricato Palladio di predisporgli una copia del trattato agricolo, una consegna che tuttavia non era stata rispettata nei dovuti tempi a causa della lentezza del copista. Per questo motivo il De insitione viene presentato come un interesse maturato nell’attesa (usura temporis); inoltre, nella conclusione della breve epistola i versi, definiti nugae secondo il modello catulliano, sono metaforicamente accostati a degli asses: la loro lettura potrà costituire per Pasifilo un guadagno, seppur esiguo. Nel carme si affaccia il motivo dell’innesto come ars concessa dall’uomo per volontà divina, un tema che rimanda a Virgilio: l’insitio è per l’uomo un honor che lo accosta al poli rector permettendogli così di creare una nova natura.
Da un punto di vista linguistico, se la parte prosastica contiene elementi ben lontani dal latino letterario, il Carmen, in coerenza con la tipologia letteraria, si mostra maggiormente osservante della lingua degli auctores e spesso ispirato ai grandi modelli della poesia didascalica e georgica. [A. Borgna]