Edizione di riferimento:
Milani C., Itinerarium Antonini Placentini: un viaggio in Terra Santa del 560-570 d.C,, Milano 1977.
La tradizione dell’ Itinerarium Antonini Placentini ci tramanda due versioni dell’opera: una più breve recensio prior e una seconda e più complessa recensio altera, di cui esiste anche una recensio breuiata. Sebbene per lungo tempo si sia pensato il contrario, alla fine dell’Ottocento, in seguito agli studi di Gildemeister e Geyer, si è giunti alla conclusione che il testo genuino sia tramandato dalla recensio prior. La recensio altera è invece un rifacimento di età carolingia - nato nel coté di quel processo di riforma avviato da Pipino il Breve e continuato dal figlio Carlo Magno, che vede in Alcuino la sua figura più importante. Si nota infatti, nella recensio altera, una tendenza alla normalizzazione linguistica della lingua latina.
La recensio prior è tramandata dai codici Sangallensis 113 (G) e Rhenaugiensis (ora Turicensis) 73 (R), la recensio altera è invece tramandata da diciannove codici, di cui tre sono perduti. G è il più antico tra i codici e risale a VIIIex. o a IXin. e non risente della riforma di Carlo Magno (789, capitolare De scholis), mentre tutti gli altri testimoni le sono posteriori.
L'opera, di autore ignoto, è il resoconto di un viaggio devozionale in Terra Santa. Questo viaggio deve essere avvenuto nella seconda metà del sesto secolo, o al massimo nella prima metà del settimo. Il terminus ante quem è il 637, data in cui Gerusalemme passò sotto il dominio arabo, all'interno della più grande azione della conquista musulmana della Siria. La menzione di un terremoto a Berito fa propendere in particolare per il 560 circa.
Sebbene l’autore dichiari di voler iniziare il suo racconto dal momento della sua partenza dalla città natale, Piacenza, nei fatti esso comincia con la partenza da Costantinopoli verso il Medio Oriente. Vengono passate in rassegna tutte le maggiori città della tradizione biblica, come Cana, Nazareth o Betlemme, ma non mancano riferimenti anche a luoghi specifici, ad esempio il sepolcro di Rachele o il Getsemani. La narrazione si interrompe sulle rive dell’Eufrate, nella recensio altera si trova anche un paragrafo conclusivo, ma esso è stato sicuramente aggiunto in seguito. Questa situazione si spiega considerando il fatto che chi ha dato origine alle due sillogi della recensio prior mirava solamente a riunire le descrizioni dei paesi biblici, mentre l’autore della recensio altera ha poi cercato di dare una facies più organica al testo.
Il latino del testo è ormai molto involuto, tanto da presentare una gran numero di variazioni tarde, come ad esempio un vasto uso del participio presente, che a volte sembra persino sostituire i tempi finiti.
Per quanto riguarda la fortuna dell'opera, essa è stata alla base di alcuni passi dell'Historia Francorum di Gregorio di Tours e del Liber in gloria martyrum. Si tratta però solo di affinità contenutistiche, come se ne possono riscontrare anche nel De locis sanctis di Beda o nell'omonima opera di Adamnano di Iona. In questi ultimi casi, tuttavia, i motivi appaiono contaminati anche con altre tradizioni. Rimanendo nel genere dell' itinerarium, l' Hodoeporicon di Willibaldo di Heydenheim (VIIIin.) presenta diverse analogie con l'opera, ma sembra trattarsi solo di ricordi a livello letterario. In linea di massima, in queste descrizioni dei luoghi santi, sembra prevalere il motivo devozionale, evidente nel Liber de locis sanctis di Pietro Diacono (XII). [Bianca Arici]