Edizione di riferimento:
Vitae Vergilianae antiquae, recc. G. Brugnoli et F. Stok, Romae 1997, 201-207.
Una trentina di codici medievali contengono una breve Vita Vergili che è denominata generalmente Vita Bernensis in quanto fra i manoscritti che la testimoniano ci sono due noti codici del IX secolo conservati nella Burgerbibliothek di Berna, il 167 e il 172 (talora Vita Bernensis I per distinguerla da altre due recenziori Vitae Bernenses pubblicate da Bayer 1970, pp. 328-29 e 348-51). La denominazione fu favorita dalla presenza, negli stessi codici, degli Scholia Bernensia, e dall’ipotesi che la Vita Bernensis fosse originariamente premessa a questo commento. Vollmer 1908 ha però dimostrato che la Vita Bernensis è connessa ad un codice perduto, di età carolingia, nel quale era trascritto il Iuvenalis ludi libellus, una raccolta di opere dell’Appendix Vergiliana di cui restano diversi apografi (da cui la denominazione di Libellus-Vita proposta da Naumann 1974, pp. 212-23).
La Vita Bernensis ebbe subito una circolazione molto ampia, favorita dalla sua brevità, e nel sec. XII fu anche integrata nell’Excerptum e Vita Donatiana, una versione abbreviata della Vita di Donato testimoniata da 6 manoscritti (cfr. Stok 1991, pp. 123-39; edizione in Brugnoli – Stok 1997, 57-70); l’Exceprtum, comprensivo della Vita Bernensis, venne utilizzata da Corrado di Mure per la biografia virgiliana inclusa nel suo Fabularius (pubblicata da Sabbadini 1899, pp. 37-38).
Nell’impianto generale la Vita Bernensis sembra presupporre le Vite di Donato e di Servio (anche se la sua brevità non consente riscontri sicuri), ma rispetto alla tradizione tardoantica essa aggiunge le seguenti notizie:
- Virgilio avrebbe frequentato la scuola del retore Epidio assieme ad Ottaviano;
- Virgilio apparteneva all’ordine dei cavalieri.
- il favore accordato da Ottaviano a Virgilio in seguito al condiscepolato sarebbe ricordato in ecl. 1.6.
La notizia relativa alla scuola di Epidio (del tutto infondata, in quanto Virgilio era di diversi anni più anziano di Ottaviano) è costruita sulle informazioni fornite da Svetonio nel De grammaticis 28.1, che segnala che erano stati allievi della suola Ottaviano e Marco Antonio. La connessione Virgilio / Epidio venne verosimilmente suggerita dall’identificazione in Ottaviano dell’Octavius apostrofato nel primo verso del Culex.
L’attribuzione della Vita Bernensis ad un compilatore medievale (proposta da Vollmer 1908, pp. 19-21) è resa problematica dal fatto che il De grammaticis di Svetonio risulta sconosciuto nel Medioevo, anche se a Fulda era conservato il codice Hersfeldensis da cui discende la tradizione umanistica dell’opera. Lohmeyer 1930, pp. 67-79 attribuì la Vita a Lupo di Ferrières in considerazione del suo soggiorno a Fulda negli anni 828-836, ipotizzando un suo accesso al codice svetoniano, ma sembra forzato identificare in Lupo il compilatore del Libellus. Suscita perplessità anche l’altra notizia, quella dell’appartenenza di Virgilio al ceto dei cavalieri, che sembra difficile attribuire ad un compilatore medievale (essa contrasta con la vulgata che vuole Virgilio parentibus modicis; la Vita donatiana attesta le ricchezze di Virgilio, ma afferma chiaramente che esse furono elargite a Virgilio da Mecenate e da Augusto). Più in generale appare singolare attribuire l’operazione ad un compilatore che operava in un ambiente nel quale circolavano svariate Vite virgiliane, tardoantiche e medievali, che egli sembra ignorare (anche se le altre notizie fornite dalla Vita Bernensis presuppongono comunque la tradizione tardoantica). In questo quadro non è da escludersi che il compilatore medievale abbia utilizzato una fonte tardoantica, forse già adattata alla funzione di introduzione alle opere giovanili di Virgilio (sulla Vita Bernensis cfr. anche Suerbaum 1981, pp. 1168-69; Bayer 1970, pp. 709-13; Naumann – Brugnoli, 1990, p. 575; Brugnoli – Stok 2002, p. 62).
Edizioni: Schneidewin 1841 p. 42; Reifferscheid 1860, p. 53n; Hagen 1866, p. 745; Nettleship 1879, p. 24; Vollmer 1908, pp. 80-81; Diehl 1911, pp. 44-45; Brummer 1912, pp. 66-67; Bayer 1958, pp. 654-57 (19702, pp. 248-49); Brugnoli-Stok 1991, pp. 456; Brugnoli-Stok 1997, pp. 201-207; Ziolkowski-Putnam 2008, pp. 249-50. [F. Stok]